Ce.di.flor
Cosa è una diagnosi floreale? Qual’ è la base del processo che ci porta a comprendere il senso di sofferenza di una persona? Che valore hanno i sintomi, la storia e la personalità del paziente al momento della diagnosi? Quali sono gli strumenti che bisogna prendere in considerazione per sviluppare questa arte? E cosa pensava Edward Bach a riguardo? Questa è la prima opera in spagnolo che affronta, in modo unitario e sistematico, la questione della diagnosi floreale dal punto di vista clinico, e qui troviamo risposta a quelle domande che in modo costante i floriterapeuti si pongono attorno a questo aspetto. Scritto magistralmente da Eduardo H. Grecco, che in uno stesso testo riesce ad unire esperienza terapeutica, teoria e bellezza, questo libro costituisce un significativo apporto alla crescita del pensiero floreale.
La terapia è, o dovrebbe essere, un atto d'amore. E qualsiasi atto d'amore, come dice Jaime Sabines, è uno scritto che rimane. Se il terapeuta non sa risvegliare, nella persona che lo consulta, la speranza di poter mettere fine alla sofferenza, se non riesce a far nascere, nel suo operare, un reciproco legame amoroso, allora qualsiasi possibilità di cura viene stroncata fin dall'inizio. Una volta chiusa la porta dello studio, il paziente mette a nudo tutto se stesso, rivela i suoi conflitti e le contraddizioni della sua vita, lascia cadere, una ad una, tutte le sue maschere e si mostra in tutta la sua vulnerabilità; se in questo suo divenire riesce a percepire, da parte del terapeuta, comprensione, accettazione e aiuto, quell'esperienza si trasformerà, nella sua storia personale, in una impronta (o scrittura) definitiva che lo spingerà ad andare avanti nel percorso terapeutico.
Gli incontri non sono mai casuali e quando avvengono hanno la capacità di trasformarsi nel sale mercuriale che può cambiare una vita e, nel caso siano di natura terapeutica, come afferma Bach, costituiscono un'opportunità nella quale il terapeuta è un canale del Piano Divino per aiutare chi soffre a ritrovare la via della Legge Divina. Questo vuol dire, né più né meno, che il terapeuta è uno strumento che mette il paziente in contatto con la propria anima. Pertanto, in questo piano, la nudità di Saramago e la scrittura permanente di Sabines appartengono all'Anima.
Il compito del floriterapeuta consiste, dunque, nel seminare per l'anima. In tale contesto è necessario comprendere “...che egli (il terapeuta) non ha in se stesso il potere di curare, ma se dedica la sua vita a servire i suoi fratelli, a studiare la natura umana, e in questo modo a comprenderne, in parte, il significato, a desiderare con tutto il cuore di alleviare la sofferenza e rinunciare a tutto per aiutare i malati, allora potrà canalizzare in sé la conoscenza che li guiderà e la forza curativa che lenirà i loro mali. E, perfino se tutto ciò avviene, il suo potere e la sua capacità di curare saranno proporzionali all'intensità del suo desiderio e della sua volontà di servire. Capirà allora che la salute, così come la vita, appartengono a Dio e a Dio soltanto; che i rimedi che utilizza non sono che meri strumenti del Piano Divino...” (Bach).
Dal testo di Bach risulta evidente che il terapeuta ha il compito di mettersi al servizio dell'anima, sebbene il paziente si sottoponga alla cura al fine di liberarsi dalla sua sofferenza. Ma ciò non significa dover assoggettare la personalità che cerca di opporre resistenza ai tentativi di facilitare l'evoluzione dell'anima, bensì comprendere che è possibile imparare soltanto in quella particolare condizione che consiste nell'incarnarsi in un rapporto. Il terapeuta che non sia in grado di corrispondere a questa aspirazione del paziente (lenire il suo dolore), e che non riesca ad infondere in lui la speranza di un aiuto, avrà fallito nella creazione di un rapporto terapeutico davvero autentico.
L'incontro terapeutico, in qualsiasi sua dimensione o atto, dovrebbe orientarsi verso quanto c'è di personale, specifico e irripetibile in un individuo concreto e nel suo soffrire. In tale contatto è insita una intenzionalità che, nel caso specifico della Floriterapia, non resta circoscritta all'azione curativa rivolta alla personalità, ma si lancia verso la guarigione dell'anima. L'apertura dell'esistenza all'Essere è una prerogativa irrinunciabile della causa floriterapeutica.
Se questo punto di vista è corretto, possiamo fare un passo avanti e affermare, allora, che la Floriterapia possiede un corpus di dottrina, teoria e pratica che la rendono un'arte terapeutica per diritto proprio. Bach, nel fondarla, le conferì un rango che non corrisponde ad alcuna medicina alternativa o complementare, ma che la pone, invece, come alternativa alla Medicina. Il suo modo di concepire i processi della salute, della malattia e della cura e gli strumenti di cui si serve non hanno rapporto né con la Medicina Allopatica né con quella naturale, sebbene con quest'ultima vi sia condivisione di alcuni punti di vista. Insomma, la Floriterapia è un'arte curativa, ma non è una medicina, così come non è una Psicologia, e occupa una posizione simile alla Psicoanalisi che, benché appartenga all'ambito degli studi psicologici, ha come obiettivo uno spazio diverso da quello delle scienze della psiche.
Per secoli il modello esplicativo dominante nel campo della salute fu quello meccanico e, al pari di altre scienze, quelle appartenenti a questo ambito cercarono riparo nel terreno protettivo dei suoi precetti: l'obiettività nel considerare i fatti, la fede nella sperimentazione come sistema di convalida delle conoscenze, l'espressione matematica delle scoperte e un orientamento positivista nel modo di concepire la realtà dell'uomo e le sue sofferenze.
Tuttavia, nell'ambito dell'umano non esistono fatti. La qualità e la soggettività filtrano da ogni poro e fanno parte della natura viva della scienza. Non è possibile, pertanto, una classificazione oggettiva dei fenomeni. La percezione, che si pone come base del metodo sperimentale, costituisce, in sé, una prospettiva qualitativa e non c'è strumento che possa catturare la realtà dell'essenza profonda di ciò che l'uomo è e di ciò che sente. E' per questo che per secoli la scienza ufficiale ha estromesso il concetto di anima dai suoi interessi, perché il prenderla in considerazione sarebbe stato contrario ai suoi fondamenti materialistici ed è per criticare, come si doveva, tale concezione che Hahnemann e Bach, tra gli altri, cercarono di reintrodurre la dimensione spirituale dell'uomo, al fine di dimostrare l'origine immateriale della malattia.
Ciò che veniva definito scienza dal modello meccanicista subì un crollo con l'apparizione della concezione energetico-dinamica, dell'idea di evoluzione e della nozione di inconscio. Queste proposte si lasciavano alle spalle il modello di azione meccanica, il cosiddetto fissismo, e la supremazia della ragione in quanto pilastri del suo modo di comprendere la realtà e, soprattutto, rendevano indiscutibile l'insufficienza della fede nell'evidenza percettiva e nella misurazione sperimentale in quanto fonti esplicative della scienza. Emerge allora una visione nuova, in cui la quantità è sostituita dalla qualità, l'invariabile dal movimento, la percezione dall'interpretazione, la misurazione dalla comprensione, l'oggettività dalla soggettività e la coscienza dall'ombra.
Quindi dal modello meccanico si passa a quello dinamico; tuttavia, sia pure con denominazioni e abiti diversi, permangono molte delle vecchie concezioni. Si parla di vibrazione e la si misura, e pare che ciò susciti grande entusiasmo nel mondo alternativo, per cui si comincia a parlare di Medicine Vibrazionali come se una simile aggettivazione costituisse un decisivo passo avanti, mentre non si tratta, in realtà, che di innestare delle scelte rivoluzionarie in veri e propri modelli di riferimento che invece rivoluzionari non sono affatto. La vibrazione è, dopo tutto, un fenomeno fisico, e come tale soggetto alle leggi della Fisica che, seppur quantistica, non per questo smette di essere Fisica.
La Floriterapia è una scienza che non ha a che fare con la vibrazione o con l'energia, bensì con il linguaggio, e più concretamente con lo spazio di configurazione delle emozioni che si esprimono per mezzo del linguaggio dei sintomi. Le essenze floreali sono significanti, modelli di informazione che trasmettono il loro messaggio alla coscienza della persona, aiutandola a ritrovare il suo vero essere. In un certo modo, se si deve andare in cerca di una tradizione per la Floriterapia o le si vogliono attribuire delle somiglianze, è preferibile esplorare la via della Spagirica o della Linguistica, anziché quella della conoscenza sperimentale.
E' in questo contesto che assume significato il tema affrontato in questo libro, ovvero la diagnosi in Floriterapia. La diagnosi clinica costituisce ancora un terreno problematico in sé e per la sua posizione all'interno della struttura concettuale e della pratica della Floriterapia. Riguardo a quest'ultima il problema deriva, in parte, dal fatto che la si continua a concepire con le categorie proprie dell'allopatia o della fenomenologia omeopatica, anziché pensarla in modo floreale, ossia come un'arte ermeneutica e interpretativa. Interpretazione che è basata sulla previa esistenza di un solido rapporto in cui il paziente sia messo in condizione di assimilare una nuova visione di se stesso, degli altri e del mondo che gli si rivela con l'assunzione delle essenze floreali. Ovvero una interpretazione in cui ciò che conta non è la sua esattezza o certezza, ma il suo grado di conformità alla realtà della coscienza del paziente e il suo valore catalizzante. Non, dunque, un fatto collegato alla conoscenza o al potere, ma una forza alchemica trasformatrice.
Le essenze floreali sono significanti, sono parole che raggiungono la coscienza portandole il loro messaggio. Sono linguaggio, e nel linguaggio l'uomo si confronta con tutto ciò che ignora di se stesso. Il linguaggio non è soltanto comunicazione o vincolo, il linguaggio è, soprattutto, come afferma Martin Heidegger: “...apertura o rivelazione del mondo”. La prescrizione è un'interpretazione in atto, in cui il floriterapeuta, anziché esprimersi con le parole, lo fa con le essenze, interpreta le parole del paziente e le traduce in rimedi che portano un messaggio. Con questo sta indicando qualcosa al paziente e, allo stesso tempo, sta cercando di aiutarlo affinché gli si riveli il mondo che ha ignorato fino a quel momento. L'intero processo di questo rapporto paziente-terapeuta costituisce un autentico percorso di progressiva rimozione dei veli.
Sebbene questo testo non rappresenti una risposta conclusiva alla questione di come concepire il linguaggio della diagnosi in Floriterapia, esso costituisce un tentativo che va nella direzione in cui convergono metodo, teoria e dottrina, ma, soprattutto, esperienza clinica.
Eduardo H. Grecco
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Il costo del libro, che viene inviato unitamente al testo del Dr.Grecco "Atto Terapeutico e Processo Prescrittivo in Floriterapia" è di 40 euro + 2 euro spese postali invio prioritaria. I due testi vengono inviati dopo ricevimento di un bonifico di 42 euro (scrivere a info@cediflor.it per le coordinate bancarie).
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